Parlare, scrivere e… riscrivere (1)

Proust e Joyce

Proust e Joyce

“Un libro è il prodotto di un Io diverso da quello che manifestiamo nelle nostre abitudini, in società, nei nostri vizi”

(Marcel Proust)

Un secolo fa, precisamente nel 1922, i due grandi scrittori Marcel Proust e James Joyce si trovarono insieme per la prima volta a una cena mondana all’hotel Ritz di Parigi. A quel tempo avevano entrambi terminato da poco la stesura di capolavori che valsero loro fama mondiale.

Fu lo stesso Joyce a raccontare in seguito come avvenne quell’incontro: “La nostra conversazione si limitò unicamente alla parola “no”. Proust mi chiese se conoscevo un certo duca, e io gli risposi di no. Una persona che stava con noi chiese a Proust se avesse letto alcuni passaggi del mio Ulisse, e lui rispose di no”.

Non si parlarono più, anche se dopo cena Proust e Joyce si ritrovarono nello stesso taxi insieme ad altri passeggeri, coi quali Proust parlò senza rivolgere una parola a Joyce. Il quale a sua volta continuò a guardare Proust per tutto il viaggio, senza dir nulla. Quando Proust giunse a destinazione, il taxi proseguì accompagnando Joyce a casa. Non si sarebbero mai più incontrati.

Sembra paradossale che due grandi scrittori, autori di capolavori come l’Ulisse e la Recherche, quando ebbero l’occasione unica di incontrarsi a una serata di gala, non riuscirono a intavolare un barlume di conversazione, a fronte delle centinaia di pagine di grande letteratura che scrissero.

Eppure l’episodio non è poi così assurdo come sembra. Qualcosa di simile accadde quando si incontrarono il più grande romanziere e il più grande poeta dell’Ottocento italiano, cioé Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi: si strinsero la mano, non si piacquero e non si videro mai più.

Saper scrivere non significa per forza saper parlare. Né i bravi oratori sono necessariamente buoni scrittori. Lo stesso vale per la passione: c’è chi ama conversare ma detesta tenere la penna in mano, e chi invece adora scrivere ma odia parlare. Di esempi di scrittori prolifici ma timidi e introversi che non amavano parlare ne abbiamo a iosa. Tra essi ricordiamo Agatha Christie, Emily Dickinson, J. D. Salinger… Ma la Storia è piena anche di oratóri e abili parlatori che invece non hanno mai scritto: pensiamo a tanti filosofi e profeti, allo stesso Gesù di Nazareth che ha raccolto milioni di seguaci con i suoi discorsi e le sue parabole, senza aver mai lasciato nulla di scritto.

(1 – Continua)