Roma è una giungla, si dice così di questa città dove i leoni del Colosseo mangiavano cristiani e schiavi. Ora al posto delle crudeli fiere, nella giungla d’asfalto e di lamiere, ogni tanto fa capolino un ciuffo d’erba, che in primavera diventa rigoglioso e nasconde pietre miliari, cartelli stradali e segnalazioni fondamentali per la circolazione, spuntano radici di alberi secolari, che spezzano la pavimentazione e diventano trappole da incubo per i numerosissimi centauri romani. La natura, insomma, chiede spazio. Per fortuna qui ci sono belle ville cittadine – che ci permettono di passeggiare aprendo i polmoni chiusi dallo smog e fanno crescere creature che con la giungla d’asfalto c’entrano poco.
I cinghiali per esempio. Ne hanno avvistato uno in corsa qualche settimana fa su via Baldo degli Ubaldi. (E un altro, travolto di notte da un motociclista in corsa, ne ha causato la morte.)
I gabbiani, che credono di aver trovato il mare aperto nei nostri popolosi quartieri e si cibano dei rifiuti dei nostri cassonetti. Ce n’è uno che spadroneggia nel mio quartiere e col suo sparato bianco ogni pomeriggio aspetta in mezzo alla strada una gattara che l’ha preso in simpatia e gli dà da mangiare. Il gabbiano l’aspetta e se non arriva si ribella urlando a squarciagola. La signora giura che la chiama finché lei non scende.
E stamattina ha fatto il suo ingresso nel quartiere anche una volpe, sgusciata fuori evidentemente da villa Pamphili. E’ stata avvistata con la sua bella coda rossa, mentre frugava nella spazzatura alla ricerca di qualcosa da mangiare. Galline non ce n’erano, ma magari, a cercarle bene…
Non riesco a capire se tutto questo è un buon segno per la nostra città – si torna alla natura – o ha il sapore di una piaga biblica. Insomma, possiamo mostrare ai nostri bambini, con un sorriso compiaciuto, animali selvatici che si uniformano al nostro caos o le cavallette sono in agguato dietro la prossima curva?