armi a colazione – di simona fasulo pieri

La sdraio

Stragi nelle scuole in USA. Ragazzini o adulti psichicamente disturbati che imbracciano armi automatiche e fanno irruzione per vendicarsi di qualche torto subito o perché la testa gli dice di farlo. E il presidente degli Stati Uniti, che, come si sa, è il posto che detta legge nel mondo da molti decenni, dice, semplicemente e senza pudore: “Beh, un modo per evitare tutto questo c’è: armiamo gli insegnanti”.
E’ così che ci si difende negli Stati Uniti. Gli States sono un posto dove vige la legge del taglione, storicamente abitato da cowboy armati fino ai denti che hanno fatto del diritto alla violenza il loro credo. Insieme con il self made man che tanto affascina, c’è anche il one gun man, l’uomo pistola.
Ma laggiù è sempre stato così e tanti anni di democrazia hanno sgrossato molte menti e migliorato tanto pensiero, a quanto pare però non quello degli industriali delle armi e di certi presidenti repubblicani.
Qui da noi invece la questione mi sembra delicata perché sono in tanti a pensare che sono tempi molto violenti e che per difenderci dobbiamo imparare ad aggredire.
Eppure leggo statistiche molto confortanti, studi ufficiali del Ministero degli Interni, condotti da ricercatori di fama come Marzio Barbagli e Alessandra Minello, in cui si dice che gli omicidi in Italia sono calati di una enorme percentuale dal 1992 ad oggi. Si è passati dai 1916 del 1991 (3,4 per 100mila abitanti) ai 397 del 2016 (0,65 per 100mila) . Negli ultimi vent’anni l’Italia ha avuto un tasso di omicidi più basso del Regno Unito e della Francia, considerati per secoli i paesi più sicuri.
Ma allora perché siamo tutti così spaventati? C’è un sottile terrore che ci hanno inculcato negli anni i mestatori del torbido, coloro che vogliono farci credere che per difenderci dai cattivi (migranti, stranieri, baby gang, e tutte le nuove figure che incarnano il male nel nostro più recente immaginario) occorre creare le ronde di quartiere, utilizzare i vigilantes, procurarci in ogni caso qualche arma di difesa. E occorre, come dice Salvini, riformare la legge sulla legittima difesa.
Se però le armi (di difesa) le abbiamo, poi finirà che le useremo. Perché è ovvio che se sono armato/a e mi si aggredisce, io quell’arma, come minimo la mostrerò come deterrente. E se non sono così saldo di nervi, finirò per usarla. E spesso non si tratta di mors tua vita mea, che sarebbe comunque una tragedia. Lo leggiamo nella cronaca: negozianti o privati cittadini che per difendere la propria incolumità o solo i propri averi, finiscono per uccidere ladri e rapinatori.
Insomma facciamo attenzione agli slogan, leggiamo le statistiche, cerchiamo di farci un’opinione nostra, consoliamoci perché Trump non è poi così vicino e teniamo presente sempre che siamo dotati naturalmente di armi che possono essere assai più convincenti di quelle che uccidono.
E non pensiamo troppo male di questi tempi. In ogni caso sono quelli che ci meritiamo.