Paul Thomas Anderson e il filo nascosto

Paul Thomas Anderson (Studio City, 26 giugno 1970) è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, annoverato tra i migliori registi del nuovo cinema statunitense.

Ha ricevuto il plauso della critica e molti riconoscimenti per il film Boogie Nights e ha vinto i maggiori premi nei principali festival mondiali: nel 1999 l’Orso d’oro per il film Magnolia e nel 2007 l’Orso d’argento per il miglior regista per Il petroliere; nel 2002 il Premio per il miglior regista al Festival di Cannes per il film Ubriaco d’amore e nel 2012 il Leone d’argento per la migliore regia alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per The Master. Nel 2014 dirige l’adattamento del romanzo di Thomas Pynchon Vizio di forma. Nel corso della sua carriera ha ricevuto otto candidature al Premio Oscar, senza però mai vincerlo. (cit. wikipedia)

Vorrei dire due parole  del suo ultimo film “il filo nascosto” di cui consiglio la lettura cliccando qui dell’ottima recensione di Simona Fasulo Pieri.

Lo faccio su sollecitazione di entusiasti del film. E a loro è dedicato sperando sia interessante anche per i nostri lettori dato che io non provo gli stessi entusiasmi.

Iniziamo dal film poi passiamo alla storia che racconta.

Non trovo quest’ultima fatica di Anderson all’altezza di “Magnolia” o “Boogie NIghts”. Il linguaggio visivo si discosta notevolmente cosi come l’ambientazione che Anderson a mio avviso maneggia “manieristicamente” (quasi da buon studente che ha imparato dalla tv) in alcune scene ( le corse in auto cosi finte e glamour da spot di Givenchy), la descrizione delle paranoie del protagonista (Woodcock) che maneggia lentamente tutto, ad acuire il tutto, ma è solo un modo di attrarre l’attenzione visuale dello spettatore senza pero un vero approfondimento. Cosi la colonna sonora, anch’essa ossessiva e permanente per il 90 per cento delle immagini che tende a sovrapporsi anzichè enfatizzare.

Ma passiamo alla storia.
Io ti salverò. E qui finisce
Non è la modalità tipica introspettiva che molte signore e signori e scusate se qui me ne attirerò gli strali praticano nei rapporti sentimentali?
E per questo amano il film confondendolo con la storia?
L’ unica cosa originale è che qui per salvare il buon Woodcock lo si fa con i “funghi”. Il film è costruito su questo.
A me viene in mente invece un vero capolavoro  “Io ti salverò” di Hitchcock, le cui tematiche psichiatriche sono affini.
Riguardatelo lo consiglio