Hammamet: un’occasione persa…

In contemporanea col ventennale della morte del discusso statista socialista è uscito “Hammamet” diretto da Gianni Amelio. In realtà, sembra che il regista sia partito con l’idea di fare qualcosa su Cavour, per approdare a questo lavoro con un monumentale Pierfrancesco Favino irriconoscibile, tanto è somigliante a Craxi. Merito in gran parte del trucco di Andrea Leanza, che è pari a quello fatto su Gary Oldman nei panni di Churchill per “L’ora più buia”.

Il regista sceglie una strada che non è quella documentaristica, ma devia molto sull’uomo caduto, per cui si finisce per provare empatia. Craxi subisce la sua lunga agonia con una salute devastata nella sua casa, protetto da guardie dell’esercito tunisino e chiamato da tutti con devozione “presidente”. É assistito amorevolmente dalla figlia Anita (Livia Rossi) che ha con sé il figlio, che gioca con il nonno a fare il giovane garibaldino. La moglie Anna (Silvia Cohen) vive con lui, pur sapendo che il marito ha ancora una relazione con l’attrice Patrizia Caselli che gli fa spesso visita. A rompere questo apparente equilibrio arriva Fausto un giovane strano, figlio del suo ex collaboratore Vincenzo (Giuseppe Cederna) morto suicida.

Questo personaggio vorrebbe essere la chiave di rottura in una storia di cui si sa tutto o quasi. É davanti alla sua camerina amatoriale che il potente decaduto si mette a nudo e lascia il suo testamento spirituale che non vedremo mai.

Hammamet Favino

Amelio per girare quest’opera sembra essersi ispirato a Fellini, per le atmosfere oniriche e grottesche del finale drammatico. C’è anche un filino di tragedia greca nel racconto della caduta di un personaggio che ha rappresentato nel bene e nel male il nostro paese.

“Hammamet” ha dalla sua un’interpretazione da Oscar di Favino, che si cala nel personaggio a 360 gradi. La fotografia, firmata dal figlio di Amelio, è veramente notevole e rende grazie a una serie di inquadrature, una meglio dell’altra. Quello che non funziona, però è la narrazione, che non vuole mettere in evidenza il quadro politico di Tangentopoli e si perde in mille rivoli. Il regista si autocita, mettendo in mezzo il suo primo lavoro “Colpire al cuore” sul terrorismo.

In complesso si può dire che “Hammamet” è un grande film dal punto di vista tecnico ma non riesce o non vuole affrontare veramente il personaggio Craxi. Nel cast brilla, oltre a Favino, che si conferma un vero mattatore, l’attore teatrale Renato Carpentieri nei panni di un politico democristiano in visita.