Scalza di Anne Sexton

Anne Sexton (Newton, 9 novembre 1928 – Weston, 4 ottobre 1974)

Scalza

Amarmi senza scarpe
vuol dire amare le mie lunghe gambe brune,
dolci e care, buone come cucchiai
e i miei piedi, due bambini
liberi di giocare nudi. Nodose sporgenze
le mie dita, non più costrette
– e in più guarda le unghie e
le prensili giunture di giunture
come in dieci passi mettono radici –
irrequieti e selvaggi: questo
l’ammazzò, questo la cucinò.
Lunghe gambe brune e lunghe brune dita.
Più su, caro, la donna
rievoca segreti, casine,
piccole lingue che narrano per te.

Siamo soli noi due
in questa casa su una lingua di terra.
Ha un campanellino nell’ombelico il mare,
ed io sono la tua scalza puttanella
per una settimana. Gradiresti del salame?
No. Non ti va proprio uno scotch?
No. Non bevi molto tu bevi
I gabbiani uccidono pesci
strillando come bimbi di tre anni.
Il ritmo delle onde è una droga
e tutta notte invoca
sono, sono, sono. Scalza,
ti tamburello la schiena su e giù.
Corro da porta a porta la mattina,
nella capanna giochiamo a nascondino.
Ora mi afferri le caviglie,
ti fai strada fra le gambe
e vieni a trapassarmi nel punto della fame.