Stare non stare (occhiali rosa 1)

Internet, ai tempi in cui si era sani, ci offuscava la mente e ci faceva credere di stare in compagnia, laddove invece nei fatti ci separava, illudendoci di unirci. Quante volte mi sono detta: ma perché non ci chiamiamo invece di scriverci messaggini whatsapp? Ma perché non c’incontriamo invece di mandarci emoticon per SMS?

Ora però la virtualità è l’unica maniera per comunicare. E riconosco la virtù della rete, tesa all’inverosimile per permettere a milioni di persone di “stare con”, di non essere soli.

E adesso la benediciamo perché scandisce la nostra giornata con aperitivi on line, lezioni di stretching, pilates, yoga, incontri di meditazione, musica, lunghe telefonate in cui ci si vede “almeno da lontano” con persone con cui non ci si vedeva da anni, che si sarebbe continuato a non vedere, a ignorare, con le quali sì e no una telefonata all’anno negli ultimi decenni…

E poi ci sono quelli che raggiungiamo con lo sguardo:

io per esempio non avevo mai visto i miei dirimpettai di palazzo. Ignoravo di chi fossero le mutande stese, non conoscevo le loro facce, non sapevo se avevano figli, nipoti, animali domestici… ah sì, di uno vedevo il cane confinato sul terrazzo, da solo dalla mattina alla sera, spesso ululante alla luna.

Ignoravo di avere a qualche palazzo di distanza un dj forsennato aspirante cantante, che si è appropriato di un momento collettivo che avrebbe potuto essere bello – le canzoni, gli applausi, gli sguardi, da condividere da pari a pari – per farsi bello lui, trasformando Monteverde in un villaggio turistico, compresi i “siete caldi? mi fate un applauso?!”.

Non sapevo quanto possa risultare difficile per tanti stare chiusi in casa, quante persone hanno bisogno di muoversi, di uscire, di socializzare, di stare con i propri simili. E secondo me non lo sapevano nemmeno loro, che fino al giorno della chiusura al mondo sparlavano l’uno dell’altro e si rintanavano impauriti delle idee, dei gesti del prossimo.

Non so che cosa porterà questo periodo da incubo, potrebbe però aprire qualche testa e sensibilizzare chi pensa sempre male, chi critica, chi ha paura dell’altro, chi non vede mai il sole, ma sempre e solo le nuvole.

Nuvole che si stanno addensando sulle nostre teste, nuvole vere che si mangiano il sole che fin qui ci ha sostento.

Sarà più facile o ancora più difficile  stare in casa col tempo brutto?

Quién sabe. Procuriamoci occhiali rosa.