NOVECENTO

Un monologo teatrale scritto nel 1994 da Alessandro Baricco, trasformato in film quattro anni dopo da Giuseppe Tornatore, col titolo La leggenda del pianista sull’oceano, è in scena al Teatro Vittoria fino a domenica 5 novembre, interpretato da un grande Stefano Messina che cura anche la regia dello spettacolo insieme con Chiara Bonome.

Forse conoscete già la storia: Danny Boodman T.D. Lemon Novecento è un bambino abbandonato il primo giorno del ventesimo secolo nella sala da ballo della prima classe del Virginian, un transatlantico che fa rotta tra l’Europa e gli Stati Uniti.

A trovarlo, appena nato, probabilmente lasciato lì da una donna della terza classe, costretta a separarsene per necessità, è un macchinista nero, che per otto anni lo cresce sulla nave. E sulla nave, senza certificati di nascita né di esistenza in vita, Novecento resterà per sempre, anche alla morte del padre adottivo, baciato dalle doti che gli regala il destino per compensare la vita da recluso che gli tocca. La più grande di queste doti è la maestria con cui suona il pianoforte, senza che nessuno gliel’abbia mai insegnato.

 

“Il più grande pianista del mondo”, così viene definito da chiunque lo senta suonare, riesce a incantare platee internazionali – come quelle che viaggiano su un transatlantico del Novecento -, che siano formate da aristocratici in viaggio di piacere o da straccioni alla ricerca di un nuovo mondo dove fare fortuna.

In terza classe Novecento ha un pianoforte verticale nero con cui si diletta ad intrattenere frotte di poveracci che, per poter vivere, hanno scelto di lasciare la loro vita (e mi si perdoni il gioco di parole). In prima classe Novecento ha un meraviglioso pianoforte a coda le cui corde, stressate dalla frenesia del suono, quando ingaggia un duello musicale con l'”inventore del jazz”, riescono addirittura ad accendere una sigaretta.

Il monologo è il racconto della vita di Novecento vista dal suo amico Tim Tooney, un trombettista di valore ma di scarsa fortuna, che, prima che scoppi la seconda guerra mondiale, lascia la nave per tentare la fortuna sulla terra ferma. Vi ritornerà solo alla fine del conflitto, quando viene a sapere che la Virginian, adibita a nave ospedale, sta per essere demolita. Lui è certo che Novecento si nasconda sulla nave che apparentemente è vuota di persone, ne è certo perché sa che il suo amico pianista non ha mai toccato terra nemmeno con un piede. Il commovente incontro tra i due porterà alla spiegazione che dà poi senso a tutto il monologo: vivere sulla terra ferma implicherebbe vedere la realtà, avere una sterminata varietà di occasioni che obbligherebbero a mille scelte possibili. La vita limitata sulla nave, a tu per tu con la musica, riduce la responsabilità della scelta e soprattutto permette di conoscere il mondo intero, di immaginarlo attraverso i racconti dei viaggiatori, e di ricostruirlo tutto nello spazio contenuto tra  gli ottantotto tasti del pianoforte.

Un lavoro tutt’altro che facile da interpretare, un’ora e trenta di parole che raccontano tutta una vita. La potenza e la delicatezza con cui Stefano Messina veste i panni del trombettista Tooney è sorprendente. La scena di Alessandro Chiti, incisiva e essenziale, ci restituisce la sensazione di essere sul ponte e nei saloni di una nave in tempesta o in acque calme, trascinandoci tra le onde immaginarie. I costumi di Isabella Rizza, cambiati in scena o dietro una quinta improvvisata, e la musica di Pino Cangialosi, fondamentale in uno spettacolo che racconta la vita di un pianista attraverso la voce di un trombettista, ci regalano uno spettacolo da non mancare assolutamente,

In scena fino a domenica prossima.

 

 

 

NOVECENTO

di Alessandro Baricco

con Stefano Messina

regia di  Stefano Messina e Chiara Bonome

scene di Alessandro Chiti

musiche di Pino Cangialosi

costumi di Isabella Rizza

Produzione Attori & Tecnici