
Arrivo alla festa di Flora, è tutto così sontuoso… si avvicina il carnevale, avevo dimenticato. Il barone mi ha accolto entusiasta e si è offerto spontaneamente di accompagnarmi.
Non vista, ascolto Flora che spettegola con i suoi amici: Ho preparato per voi un paio di sorprese! Ho invitato anche Violetta e Alfredo!
Si intromette il Marchese: Come! Non sapete la novità? Si sono lasciati!
– Davvero?!
– Sì! Violetta verrà qui con il barone Douphol!
Il dottore ricorda: Ma come! Li ho visti ieri, sembravano così felici!
Certo che eravamo felici, troppo! Vorrei gridare.
Flora, per fortuna, interrompe le chiacchiere: Silenzio! Arrivano gli amici!
Ed ecco, appaiono alcune zingare, che si presentano e leggono la mano a Flora ed al Marchese. A quanto dicono, Flora ha diverse rivali (e lo credo! Bella ed intelligente com’è…) e sembra che il Marchese le metta le corna (non avevo dubbi su quel porco!). Lei di certo non si fa mettere i piedi in testa e lo riduce un pizzico davanti a tutti, minacciandolo di vendetta se viene a scoprire qualcosa.
Le zingare hanno appena finito di combinare il guaio, che si presenta un gruppo di toreri, direttamente da Madrid! Raccontano la storia di Piquillo, che per conquistare la sua amata ha ucciso cinque tori in un sol giorno. Ma che diamine c’entravano i poveri tori se quello era innamorato di una ragazza andalusa? Mi sento come uno di loro, innocente vittima della follia altrui!
Finite le danze, mentre tutti si apprestano ai tavoli da gioco, ecco appare Alfredo.
Il cuore impazzisce. VOGLIO abbracciarlo, toccarlo, baciarlo!
E invece rimango paralizzata al braccio del barone, che mi trascina nella sala. Alfredo non risparmia il sarcasmo nei miei confronti. Se sapessi, amore mio! Il barone mi difende, Alfredo continua a provocare, e a vincere a carte. Dice che vuole portarmi in vacanza, con il denaro vinto a Douphol! So che finirà in un duello, e tremo.
Mando a chiamare Alfredo, lo voglio mettere in guardia e fargli capire che temo per la sua incolumità; non saprei perdonarmi se gli succedesse qualcosa, già troppo male gli ho fatto! Mi chiede di tornare con lui, come faccio a spiegargli che ho fatto un giuramento? – Fu Douphol? – Incalza.
Mi assale la nausea, ma riesco a tirare fuori un sì..
– Allora lo ami?
Ancora! Sì, lo amo.
La sua rabbia è incontenibile, chiama tutti gli invitati e urla loro che io per lui ho venduto tutti i miei averi. Di sicuro non vuole farsi mantenere da una donna! E davanti a tutti, MI PAGA! Proprio come si paga una puttana!
Mi sento cadere, i rumori svaniscono, le luci si spengono…
Amore mio, un giorno saprai quanto ti ho amato, ti ho amato al punto tale da sopportare il tuo disprezzo… un giorno lo saprai, e quel giorno Dio ti salvi dai rimorsi! Io, da lassù, ti amerò sempre…
TUTTI Alfredo! Voi!
ALFREDO Sì, amici FLORA Violetta? ALFREDO Non ne so. TUTTI Ben disinvolto! Bravo! Or via, giuocar si può. ( Violetta entra al braccio del Barone.) FLORA Qui desiata giungi. VIOLETTA Cessi al cortese invito. FLORA Grata vi son, barone, d’averlo pur gradito. BARONE (piano a Violetta) Germont è qui! il vedete! VIOLETTA Ciel! gli è vero. Il vedo. BARONE Da voi non un sol detto si volga a questo Alfredo. VIOLETTA (fra sé) Ah, perché venni, incauta! Pietà di me, gran Dio! FLORA Meco t’assidi: narrami quai novità vegg’io? ALFREDO Un quattro! GASTONE Ancora hai vinto. ALFREDO Sfortuna nell’amore vale fortuna al giuoco! (Punta e vince) TUTTI E’ sempre vincitore! ALFREDO Oh, vincerò stasera; e l’oro guadagnato Poscia a goder tra’ campi ritornerò beato. FLORA Solo? ALFREDO No, no, con tale che vi fu meco ancor, poi mi sfuggia VIOLETTA (fra sé) Mio Dio! GASTONE Pietà di lei! BARONE (ad Alfredo, con mal frenata ira) Signor! VIOLETTA (al Barone) Frenatevi, o vi lascio. ALFREDO (disinvolto) Barone, m’appellaste? BARONE Siete in sì gran fortuna, che al giuoco mi tentaste. ALFREDO (ironico) Sì? la disfida accetto VIOLETTA (fra sé) Che fia? morir mi sento. BARONE (puntando) Cento luigi a destra. ALFREDO (puntando) Ed alla manca cento. GASTONE Un asso, un fante, hai vinto! BARONE Il doppio? ALFREDO Il doppio sia. GASTONE Un quattro, un sette. TUTTI Ancora! ALFREDO Pur la vittoria è mia! CORO Bravo davver! la sorte è tutta per Alfredo! FLORA Del villeggiar la spesa farà il baron, già il vedo. ALFREDO (al Barone) Seguite pur. SERVO La cena è pronta. FLORA Andiamo CORO Andiamo. ALFREDO Se continuar v’aggrada BARONE Per ora nol possiamo: più tardi la rivincita. ALFREDO Al gioco che vorrete. BARONE Seguiam gli amici; poscia ALFREDO Sarò qual bramerete. |
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VIOLETTA Invitato a qui seguirmi, Verrà desso? vorrà udirmi? Ei verrà , che l’odio atroce puote in lui più di mia voce ALFREDO Mi chiamaste? che bramate? VIOLETTA Questi luoghi abbandonate! Un periglio vi sovrasta ALFREDO Ah, comprendo! Basta, basta E sì vile mi credete? VIOLETTA Ah no, mai ALFREDO Ma che temete?. . VIOLETTA Temo sempre del Barone ALFREDO E’ tra noi mortal quistione! S’ei cadrà per mano mia Un sol colpo vi torria Coll’amante il protettore: v’atterrisce tal sciagura? VIOLETTA Ma s’ei fosse l’uccisore? Ecco l’unica sventura Ch’io pavento a me fatale! ALFREDO La mia morte! Che ven cale? VIOLETTA Deh, partite, e sull’istante. ALFREDO Partirò, ma giura innante Che dovunque seguirai i passi miei VIOLETTA Ah, no, giammai. ALFREDO No! giammai! VIOLETTA Va’, sciagurato. Scorda un nome ch’è infamato. Va’ mi lascia sul momento Di fuggirti un giuramento Sacro io feci ALFREDO E chi potea? VIOLETTA Chi diritto pien ne avea. ALFREDO Fu Douphol? VIOLETTA (con supremo sforzo) Sì. ALFREDO Dunque l’ami? VIOLETTA Ebben l’amo! ALFREDO (Corre furente alla porta e grida ) Or tutti a me! TUTTI Ne appellaste? Che volete? ALFREDO Questa donna conoscete? TUTTI Chi? Violetta? ALFREDO Che facesse nol sapete? VIOLETTA Ah, taci TUTTI No. ALFREDO Ogni suo aver tal femmina Per amor mio sperdea Io cieco, vile, misero, Tutto accettar potea, Ma è tempo ancora! tergermi Da tanta macchia bramo! Qui testimon vi chiamo Che qui pagata io l’ho. (Getta con furente sprezzo il denaro ai piedi di Violetta, che sviene. In tal momento entra il padre.) TUTTI Oh, infamia orribile Tu commettesti! Un cor sensibile Così uccidesti! Di donne ignobile insultator, Di qui allontanati, Ne desti orror. GERMONT Di sprezzo degno se stesso rende Chi pur nell’ira la donna offende. Dov”è mio figlio? Più non lo vedo: In te più Alfredo – trovar non so. (fra sé) Io sol fra tanti so qual virtude Di quella misera il sen racchiude Io so che l’ama, che gli è fedele, Eppur, crudele, – tacer dovrò! ALFREDO (tra sé) Ah sì che feci! ne sento orrore. Gelosa smania, deluso amore Mi strazia l’alma più non ragiono. Da lei perdono – più non avrò. Volea fuggirla non ho potuto! Dall’ira spinto son qui venuto! Or che lo sdegno ho disfogato, Me sciagurato! – rimorso n’ho. VIOLETTA (riavendosi) Alfredo, Alfredo, di questo core Non puoi comprendere tutto l’amore! Tu non conosci che fino a prezzo Del tuo disprezzo – provato io l’ho! Ma verrà giorno in che il saprai Com’io t’amassi confesserai Dio dai rimorsi ti salvi allora; Io spenta ancora – pur t’amerò. BARONE (piano ad Alfredo) A questa donna l’atroce insulto Qui tutti offese, ma non inulto Fia tanto oltraggio – provar vi voglio Che tanto orgoglio – fiaccar saprò. TUTTI (a Violetta) Ah, quanto peni! Ma pur fa core Qui soffre ognuno del tuo dolore; Fra cari amici qui sei soltanto; Rasciuga il pianto – che t’inondò. |