Vincent van Gogh, l’odore assordante del bianco all’Eliseo

Vincent van Gogh, l’odore assordante del bianco all’Eliseo.

Una scenografia minimale di bianco quasi accecante ed ossessionante accoglie Alessandro Preziosi in un interessante lavoro di Stefano Massini, diretto da Alessandro Maggi “L’odore assordante del bianco”, sul periodo di internamento che il grande Vincent Van Gogh ha trascorso, nel 1889, nel convento di Saint Paul, in Provenza, adibito ad ospedale psichiatrico. In un monologo drammatico e delirante, il maturo Alessandro Preziosi riesce a dare una grande prova ed un’ottima resa del turbamento emotivo e psichico, del dolore che attanaglia l’animo del grande pittore, in un momento della vita in cui sfugge e si frantuma il dialogo tra il “dentro” ed il “fuori”, tra realtà ed immaginazione dove l’unico elemento di riferimento, faticosamente riconosciuto come reale, è il fratello Theo, al quale Vincent si rivolge disperatamente, nella speranza di liberazione. Il pittore ha il solo desiderio di uscire dal manicomio per riappropriarsi dell’energia vitale dei colori, della tela, dei pennelli e ritornare a dipingere, in un luogo prima di tutto mentale, dove non ci sia un unico colore, il bianco assordante dei camici, delle pareti, del letto. Decisivo e pieno di significati sarà l’incontro con il direttore dell’ospedale che deciderà di sottoporlo a metodi di cura più moderni, l’ipnosi e la psicanalisi, sottraendolo alla barbarie di pratiche in uso nei manicomi. La platea rimane attenta e partecipe di un’accurata ed efficace radiografia dell’animo umano e di uno stato mentale altalenante tra allucinazioni, ricordi, dissociazione della coscienza, sogno e dialoghi reali con un mediocre medico, gli infermieri, il direttore e Theo, dove i confini tra immaginario e realtà sono sfumati come i colori sulla tela. Una drammaturgia tesa ed efficace, un cast di impeccabile professionalità ed un Alessandro Preziosi inaspettatamente bravo, rendono lo spettacolo imperdibile.