8 marzo

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L’8 marzo non è un anniversario, ma un giorno di lotta rivoluzionario”, cantavamo così noi ragazze di un tempo quando l’8 marzo ci riunivamo in piazza per ricordare quanta strada era stata fatta e quanta ce n’era ancora da fare perché alle donne fossero date la giusta dignità e la giusta parità sociale degli uomini.
Forse le ragazze di oggi ancora scandiscono questo slogan che nel tempo purtroppo ha perso valore e si è sgonfiato, perché tutto è sembrato acquisito, o, più verosimilmente, perché una volontà politica ci ha tenuto ferme, spostando l’attenzione su altre prerogative femminili, diverse dalla sorellanza e dalla lotta.
Ora è tornato il momento – e da tempo – di far sentire la nostra voce, soprattutto non bisogna abbassare la guardia, per noi, per le nostre figlie, per le generazioni che verranno. Ricordare che essere donne è nei diritti lo stesso che essere uomini, – i salari e i compensi devono essere gli stessi per le stesse mansioni, il rispetto il medesimo, le attenzioni umane anche.
E mentre si combatte per la parità, non bisogna dimenticare la differenza sostanziale che c’è tra gli uomini e le donne, per evitare di assumere un modello di comportamento sociale che non sarebbe il nostro, e perché si possa rendere quella differenza virtuosa anziché velenosa.

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La lotta sarà dura, perché è sottile la linea che divide il giusto dall’ingiusto in tutti i campi, ma soprattutto, è il lavoro che deve fare ciascuna di noi alle prese con le proprie tradizioni ataviche, in famiglia e nel proprio ambito, il più doloroso e duro da sostenere.
Parlarne insieme forse può aiutarci.
L’importante è non abbassare la guardia.