Io sono tempesta


Non si vedeva da un po’ sugli schermi italiani Daniele Luchetti. Se escludiamo Chiamatemi Francesco, il film TV su Papa Bergoglio del 2015, dobbiamo tornare al 2013 (Anni felici) e, prima ancora, per ricordare un successo pieno, a La nostra vita del 2010.
La sensazione di mancanza che accostiamo a Io sono Tempesta, l’ultima fatica del regista romano, è più o meno la stessa provata alla visione di Anni felici: il garbo e la bravura nel presentarci storia e personaggi non compensano un’assenza di profondità, lasciandoci con un po’ d’amaro in bocca. Come se fosse tutto troppo pulito, gli ingranaggi ben oliati, il meccanismo funzionante, e poi non si toccasse il punto nevralgico.
E’ una commedia grottesca questa interpretata da Marco Giallini, Elio Germano e Eleonora Danco (suo il bellissimo documentario del 2014 N-Capace), firmata alla sceneggiatura da Sandro Petraglia, Giulia Calenda e dal regista stesso, e ci racconta una storia italiana di imbrogli e arricchimento senza fondo di un tal Numa Tempesta (Giallini), solitario, tristissimo, scaltro e e fortunatissimo imprenditore dal nulla e di nulla, che si lascia consolare solo da consapevoli e divertenti post adolescenti laureande in psicologia con sexy guepière e, salutista convinto, organizza banchetti e inviti al mondo che conta a base di estratti di sedano e cetrioli. Un uomo che maltratta tutti e vive cibandosi di sé e del suo sarcastico dolore. Alla base di tutto c’è l’appellativo “coglione” col quale il padre l’ha sempre battezzato, e dal quale tenta di affrancarsi da sempre.
Essere condannato ai servizi sociali – l’idea del film nasce proprio ai tempi in cui fu inflitta la stessa condanna a Berlusconi – lo avvicinerà alla povertà (degli altri), gli farà conoscere Bruno (Elio Germano) e il suo acuto e intelligente figlio Nicola (un bravissimo Francesco Gheghi) e gli (e ci) confermerà che sono tutti corruttibili e in tutti alberga uno squalo pronto al profitto. La figura dell’invasata Angela (Eleonora Danco) che gestisce a suon di preghiere e regole ferree il centro diurno per disagiati è l’unica che si distanzia dal pensiero comune, ma non ne esce troppo bene.
Il finale con realtà ribaltate è in linea con il resto del film e chiude senza morale, col divertito cinismo che caratterizza il racconto.
Le interpetazioni sono di qualità, i rimandi cinematografici godibili e il film, in generale, è da vedere senza aspettative.

IO SONO TEMPESTA
REGIA: Daniele Luchetti
SCENEGGIATURA: Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Giulia Calenda
con Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MONTAGGIO: Mirco Garrone
PRODUZIONE: Cattleya