Analisi costi/benefici delle opere pubbliche e delle infrastrutture

Inizio la mia rubrica affrontando un tema oltre che attuale soprattutto politico, da un lato la Lega e dall’altro il movimento 5 stelle.
Il tema delle grandi opere riguarda tutta la popolazione o meglio vi è un interesse di fatto di cui siamo portatori tutti affinché partano le grandi opere e le infrastrutture.
Di recente lo studio di una Commissione costituita ad hoc per analizzare i costi e i benefici della Tav, ha espresso parere negativo, tuttavia con i dati reali alla mano in realtà l’Italia dovrebbe spendere in totale 4,6 miliardi e non 9,6 miliardi (in quanto tali costi sono a carico anche della Francia e dell’Unione europea).
Pierluigi Coppola, ingegnere e tecnico esperto in grandi opere e facente parte della Commissione chiamata a valutare costi/benefici della Tav ha fatto presente le sue obiezioni rispetto al parere negativo della Commissione sostenendo a chiare lettere che considerato il suo ruolo non può che essere favorevole a tale investimento seguendo metodi e criteri oggettivi, e ribadisce che l’analisi compiuta non è lineare e coerente e si discosterebbe sia dalle linee guida europee seguite da tutti gli stati membri dell’unione in merito alla analisi costi/benefici, sia dalle linee guida italiane che riguardano la valutazione degli investimenti pubblici e che il MIT ha adottato in via ufficiale con decreto approvato lo scorso giugno 2017, lo stesso Ingegnere contesterebbe che l’inserimento nei costi del mancato incasso delle accise sui carburanti sia una procedura alquanto inedita, non prevista da alcuna linea guida europea o italiana.

Naturalmente la nota negativa dell’ing. Coppola è stata consegnata al Ministro in un parere scritto di sua iniziativa e lo stesso non ha partecipato alla redazione del testo finale elaborato dalla Commissione.
Tuttavia il NON FARE costerebbe circa 4,2 miliardi perché si applicherebbero delle penali.
In realtà al di là del dato costi/benefici esiste una realtà non contestabile in Italia: non si realizzano grandi opere ed infrastrutture da troppo tempo e finché sarà così l’economia del nostro paese non potrà mai crescere.
Grandi opere, significherebbe lavoro per le imprese, per professionisti nei vari settori di competenza e introiti per lo Stato e 50 mila posti di lavoro.