

MVDM intervista Nadia Accetti, una ragazza che ha vinto la sfida:
1) cosa consiglierebbe ad una ragazza – come tante purtroppo, oggi – preda inconsapevole del fenomeno del binge eating?
Non è il cibo il nemico da combattere per chi soffre trova purtroppo nella malattia, l’ unica via amica per affrontare al meglio quei vuoti e ferite troppo dolorose! Non è facile entrare nella libertà altrui, specialmente se poi quella libertà in realtà è la trappola distruttiva di una dipendenza vera e propria come sono i Disturbi Alimentari! Ma non possiamo per questo star fermi a guardare! Ogni storia è unica e differente. Quindi sicuramente capire quali sono i vuoti che si cercano di colmare con il cibo sono il primo passo e poi più che a lei, consiglierei al mondo che le è intorno di sostenerla il più possibile a colmare quella fame d Amore! Cercare di instaurare una vera relazione di ascolto e di nutrimento tale da aiutarla a guardarsi veramente dentro, iniziando a perdonare e perdonarsi! Spesso sono delle ferite ricevute che aprono la via ai disturbi alimentari: non ci nutriamo solo di cibo, ma di parole di gesti, di esempi!
2) Curare la tristezza e costruire il proprio corpo, mi disse una anoressica guarita: è d’accordo?
Si! Fare pace dentro di te! Accettare, amare e riconoscere nel corpo la propria casa, il mezzo che ci fa comunicare, vivere e condividere tutte le nostre emozioni! Anche quelle che vogliamo anestetizzare con il cibo! Accettare la grande sensibilità che ci contraddistingue vuol dire imparare a vivere la tristezza e vincerla..cercando anche nelle situazioni più difficili quella luce e quell’ opportunità positiva per noi e per gli altri. Credo che debba essere un vero e proprio stile di vita, un sano e concreto ottimismo!
3) Come riconoscere il disturbo alimentare come malattia?
Non è facile! Come in altre dipendenze si è vittima e carnefici! Ci si illude di avere il controllo della situazione. La linea è sottile e chi la vive troppo spesso lo riconosce solo quando si è fatto molto male… L’ apparenza inganna e non è solo il peso corporeo a far emergere il dolore: la vita intera è compromessa: scuola, lavoro, sentimenti. Bisogna osservare con occhi attenti tutta la persona e le sue scelte