Il girotondo dei se

Sarebbe bello sapere che non c’è più bisogno di scendere in piazza a urlare che i nostri diritti non vanno toccati, che si può fare un bel girotondo tenendoci per mano tutti, vecchi, bambini, operai, professori, tramvieri, gli intellettuali e gli analfabeti, i neri e i bianchi, gli allegri di tendenza e i cupi di natura, gli orientali e i sudamericani, le donne adulte e le bambine, gli uomini e i ragazzi. Tutti insieme col sorriso a manifestare la gioia di un’unità ritrovata su una base semplice: la voglia di essere umani, uguali, di contare tutti allo stesso modo davanti alla legge.
Sarebbe bello se improvvisamente gli oscurantisti in giacca e cravatta con le facce buie si aprissero in un bel sorriso per dire: “Abbiamo scherzato, non ci sarà nessun decreto Pillon, le donne non sono o madonne o puttane”.

Se tutti i clienti delle prostitute le facessero salire in macchina per portarle in un luogo sicuro dove c’è qualcuno che le rispetta e permette loro una vita fatta d’amore e non di paura e stupro continuato. Se prendessero coscienza, questi clienti, della loro condizione di violentatori seriali paganti, se capissero che il corpo – anche il loro – è un fragile muro che protegge il cuore e non un oggetto da consumare.
Se i governanti di tutto il mondo invece di pensare di riaprire le case chiuse pensassero a insegnare che il sesso non può essere prevaricazione e non deve essere a pagamento.
Se dai pulpiti i sacerdoti facessero un mea culpa sentito, in cui chiedono perdono per quelle orrende pulsioni che hanno spinto alcuni di loro ad abusare dei bambini, e molti di loro ad abusare delle monache – le donne del clero.
Sarebbe bello se tutti gli uomini si alzassero una mattina e sentissero forte la voglia di abbracciare la donna che hanno accanto non per ribadire che è nata per essere la loro ancella e servire la famiglia, e mettere al mondo i loro figli, ma per farle capire che è importante, unica, imprescindibile, in quanto prima di tutto essere umano.
Sarebbe bello un mondo così, in cui ciascuno fa la sua parte, nel rispetto dell’altro – uomo o donna che sia.